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KC Novara Monterosa - Il sostegno di ActionAid alle donne con la dott.a Beatrice Costa  

Pubblicato da: MFPellegrino | KC Novara Monterosa |  Letture: 3143

KC Novara Monterosa - Il sostegno di ActionAid alle donne con la dott.a Beatrice Costa
Nata a Milano nel 1981. Dal 2004 lavora per ActionAid, Ong internazionale e indipendente impegnata nella lotta alla povertà, per la quale è Responsabile dei Programmi in Italia. Coautrice del volume “Le donne reggono il mondo. Intuizioni femminili per cambiare l’economia”. Ha conseguito una laurea in Scienze internazionali e diplomatiche all’Università degli studi di Torino e nel tempo libero si è diplomata in Scienze religiose presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Si è occupata di politiche di genere ed empowerment femminile, contribuendo per ActionAid con ricerche e interventi in Italia e in Europa.
ActionAid ritiene che l’accountability sia un approccio necessario a rendere efficace ed efficiente la spesa e le politiche pubbliche, in coerenza con obblighi e impegni presi.
Per questo, oltre a chiedere conto alle istituzioni del proprio operato in termini di responsabilità, trasparenza e partecipazione, diffonde metodologie e strumenti, alcuni dei quali consolidati grazie al lavoro nelle comunità dei Paesi in via di sviluppo, volti a favorire il monitoraggio dell’azione istituzionale da parte delle persone e promuovere la cittadinanza attiva.
Accountability è un termine inglese che non trova un equivalente in italiano. “Rendere conto”, la traduzione più verosimile, non contiene la triplice connotazione propria dell’originale: quella di responsabilità, afferente a diversi soggetti, sia pubblici sia privati, e alla buona gestione nel proprio operato, anche in coerenza con obblighi e impegni presi; la trasparenza, vale a dire la possibilità di reperire informazioni e dati, resi facilmente accessibili al fine di verificare quanto detto e fatto; la partecipazione, intesa come possibilità delle persone di esprimersi e di avere un ruolo attivo nell’influenzare, monitorare e valutare le azioni che hanno impatto sulla collettività.
Sono oltre 2 milioni le donne in povertà assoluta, ma con gli indicatori attuali non è possibile misurare la distribuzione delle risorse economiche all’interno dei nuclei familiari.
Il rapporto Istat “La Povertà in Italia ” pubblicato, dimostra che sono ancora troppe le disuguaglianze che affliggono il nostro paese. A pagarne il prezzo più alto sono le donne: sono 2 milioni 277mila quelle che vivono in condizioni di indigenza, più numerose, in termini assoluti, di minori, giovani e anziani. Se da una parte la componente femminile e la dimensione di genere emergono come un elemento chiave per comprendere le cause della povertà, dall’altra il governo e i decisori politici non dispongono di strumenti adeguati per la sua analisi.
Non esistono infatti indicatori che permettano di misurare la distribuzione delle risorse economiche tra componenti dei nuclei familiari. E’ quindi difficile rendere conto della complessità della povertà femminile, spesso interconnessa ad altri aspetti economici e, soprattutto, socio-culturali.
A meno di un anno dall’adesione agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, con i quali l’Italia si è impegnata a sconfiggere la povertà entro il 2030, e mentre il Parlamento discute il Disegno di Legge del Governo circa la “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali”, ActionAid sottolinea ancora una volta come il progressivo impoverimento possa essere combattuto solo con l’adozione di un’efficace politica nazionale di contrasto alla povertà, che sia organica e universale, come indicato dall’Alleanza contro la povertà in Italia, di cui ActionAid è membro fondatore. Pur riconoscendo lo sforzo fatto dal Governo nel varo delle nuove misure di contrasto alla povertà, in particolare il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA) e l’Assegno di Disoccupazione (ASDI), restano alcuni limiti di ordine generale, in primis la non universalità, che si accompagnano a forti criticità sulla prevista implementazione. Un esempio sono i progetti personalizzati di presa in carico dei beneficiari: essi devono essere realizzati dagli Ambiti Territoriali, i quali, oltre ad avere capacità molto differenziate a seconda dei territori, non sono, secondo ActionAid, sufficientemente supportati nella progettazione degli interventi e nell’integrazione di questi con la misura di sostegno al reddito.
Il SIA rappresenta uno strumento, seppur imperfetto, per iniziare a invertire le tendenze drammatiche che i numeri dell’ISTAT ci mostrano, a condizione però che le misure di attivazione dei beneficiari previste dalla misura siano efficaci e che la responsabilità sia condivisa tra Governo, Regioni, Ambiti territoriali e società civile.
Sono stati redatti due interessanti articoli, uno articolo intitolato:- Donne che contano. Dove vanno a finire i soldi contro la violenza – nell’intento di capire come viene gestita la spesa pubblica a riguardo.
Il secondo intitolato:- Fondi opachi. Risorse pubbliche e i criteri di attribuzione – mettendo in evidenza alcune idee per superare le attuali incertezze visto che l'Italia spende molto meno, tra la metà e i due terzi, di Francia e Regno unito contro la violenza di genere. E con criteri poco trasparenti.
Sono stati eseguiti molti studi e analisi sulle realtà locali colpite da calamità naturali e terremoti. Tali studi hanno messo in evidenza quanto la crisi economica internazionale, che ha imposto politiche restrittive economiche di austerità e conseguenti tagli ai fondi per le politiche sociali, ha imposto a livello locale una rinnovata necessità di efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche, possibile solo attraverso il monitoraggio e la valutazione dei servizi offerti al cittadino.
A tal fine la legge 328/2000 pone in capo alle Regioni e allo Stato il vincolo di istituire un Sistema Informativo dei Servizi Sociali (SISS) come strumento per la progettazione e la valutazione delle politiche sociali.
Come rilevato da autorevoli studiosi, a più di dieci anni dalla 328/2000 il mandato appare ancora in buona parte disatteso. In quasi tutte le realtà locali sono attive procedure per la raccolta e il trattamento dei dati, in parte antecedenti la legge, in parte successive a essa. Ciò che sembra mancare è la capacità di coordinare i flussi informativi, e di ricondurli a un modello definito e standardizzato di architettura del sistema.

(Luciano Coppola)






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