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KC Novara Monterosa - Serata con il dottor Claudio Marcello Costa  

Pubblicato da: mfpellegrino | KC Novara Monterosa |  Letture: 2283

KC Novara Monterosa - Serata con il dottor Claudio Marcello Costa
Venerdì, 25 novembre, presso la Sede del Club Albergo Italia, i Soci e gli Ospiti del Kiwanis Club Novara MONTEROSA hanno trascorso una serata di emozioni, trasmesse dal dottor Claudio Costa, il mitico angelo dei centauri in moto, che ha seguito su tutte le piste del mondo, in oltre trent’anni di attività e assistito con la sua presenza e la sua opera di medico.
La presenza di molti Ospiti ha riempito totalmente la sala, come previsto, vista l’importanza internazionale del relatore.
Hanno preso parte alla serata Jolanda Capriglia LGT della Divisione 17 Piemonte, Laura Broglia Presidente Kiwanis Club Borgomanero, Chantal Carabelli Presidente Kiwanis Club Gallarate, Maria Ernestina Airoldi Presidente Kiwanis Club Ghemme Bassa Valsesia, Laura Papa Presidente Kiwanis Club Novara, Silvio Beltrami Presidente Kiwanis Club Verbania, Anna Maria Imarisio Past Presidente Kiwanis Club Arona San Carlo con diversi Soci e Ospiti, i ragazzi del Builders Club di Novara, entusiasti di poter incontrare il dottor Costa, col quale hanno scambiato tantissimi selfie.
Come parte attiva alla serata sono intervenuti il fratello del dottor Costa, Avv. Carlo, e il campione di motociclismo degli anni 1975-1985, Virginio Ferrari.
Sono inoltre Ospiti le Autorità di Novara, S.E. il Prefetto Francesco Cataldo con la Sua gentile consorte Paola e l’Assessore allo Sport Federico Perugini.
Prima di iniziare è passato di persona a portare i suoi saluti il Sindaco di Novara Cantelli.
Il curriculum del dottor Costa, come si può immaginare, è ricchissimo e abbraccia circa quarant’anni di esercizio della professione medica, plurispecializzato in clinica ortopedica e traumotologica, in fisio-chinesiterapia ortopedica e in medicina dello sport. Il titolo accademico, al quale è molto affezionato, è la laurea honoris causa in sintomatologia, riconosciutagli dall’Università di Genova.
Ogni episodio verificatosi nel mondo fantastico delle corse in motocicletta rappresenta un episodio non solo della sua vita, ma del mondo motociclistico moderno. E’ stato l’ideatore e il realizzatore delle celeberrime “cliniche mobili” delle piste, realizzate in diverse versioni, sembra in cinque, che attraverso le esperienze vissute si sono sempre maggiormente perfezionate e ingrandite. Esse rappresentano il punto più elevato del grado di sicurezza dei piloti, che durante un gran premio o le prove possono restare vittime di un incidente.
La clinica mobile, creata dal dottor Costa, è un ospedale in miniatura su ruote, che per prima interviene sulle piste nei casi di incidente. Per questo è il primo aiuto che in quei drammatici momenti il pilota riceve,spesso con risultati positivi. Al riguardo, il dottorcosta, in minuscolo e una sola parola, come viene denominato, ha raccontato che la massima soddisfazione, dopo l’apporto delle cure, è la domanda del pilota incidentato: “Quando posso riprendere?”, che va letta sotto molteplici aspetti, a cui fa riferimento il pilota: la fiducia nelle taumaturgiche cure del dottor Costa, l’amore e la passione di ritornare al più presto in pista e di stringere il manubrio e, sicuramente, un tacito e sentito ringraziamento a quel mago che, appena ripresosi dalla caduta, ha visto vicino a sé, che lo ha rincuorato e curato con l’affetto di un padre verso il proprio figlio.
Con l’aiuto di tantissimi filmati il dottor Costa ha mostrato i momenti più esaltanti ed anche quelli drammatici dei suoi interventi a bordo pista.
Egli non è soltanto il medico che cura i traumi, il più delle volte risolvendoli in modo positivo, ma è anche l’amico filosofo, che riesce a trasmettere al pilota, appena ripresosi, la possibilità di ritornare in pista con fiducia e riprendere l’attività, alla quale è particolarmente legato. Stringere nuovamente un manubrio e correre a 260/270 chilometri all’ora dopo un incidente, vuol dire avere coraggio, ma soprattutto amore per questo sport che ti appassiona fino alla follia.
Il dottor Costa cerca ogni volta di leggere negli occhi del pilota, mentre torna in pista dopo un incidente, la sua sicurezza e la fiducia e, quando lo vede in sella alla moto sulla griglia di partenza, è uno dei momenti più soddisfacenti per lui, che crede nel proprio lavoro.
Virginio Ferrari, presente, come anticipato, alla serata, conferma che, quando con le cure del dottor Costa, che definisce “il mio secondo padre”, si riprese dal drammatico incidente occorsogli nel campionato del 1979, volle scendere comunque in pista col beneplacito del suo salvatore, nonostante medici, organizzatori e giornalisti avessero minacciato di denunciare lui e il suo benefattore. Ormai era tardi, egli stava già sulla griglia di partenza col casco abbassato e le mani sulle manopole del manubrio, pronto a scattare. Quando al termine della corsa sul traguardo sventolò la bandiera a scacchi al passaggio di Ferrari, il pubblico si alzò di scatto e proruppe in uno scrosciante applauso, che sembrava non dovesse mai finire.
Avviandosi alla conclusione, dopo un amarcord di tantissimi mondiali vissuti su tutte le piste del mondo con storie, emozioni, sentimenti di una folla di campioni, ha rivolto un pensiero al figlio prediletto, Valentino Rossi, ma dalle sue parole e dal suo sguardo sono sgorgate solo note di tristezza e di malinconia per quanto accaduto col pilota.
Il suo scopo, ha affermato, è stato sempre quello di riportare il pilota sulla linea di partenza, ma l’episodio con Valentino gli procurava l’amara constatazione che quel mondo, fatto di miti e di eroi, gli fosse stato sottratto, aprendogli davanti un baratro, che non voleva colmare, né comunque voleva tentarvi.
Non era più il suo mondo e perciò aveva deciso di “andare via”, proiettandosi però con spirito pioneristico in altre avventure.
Ha dedicato infine un pensiero al fantastico Alessandro Zanardi, il mezzo uomo, come talvolta ama definirsi con ironia, il supereroe, la leggenda dei nostri giorni, col quale sta preparando altre iniziative. Del campione ricorda con evidente commozione i ringraziamenti che gli fece, quando si risvegliò dal coma.
E tra gli applausi e le luci dei telefonini che si sono accesi in ogni tavolo della vasta sala per ricordare la serata, ha salutato: “E’ per vivere che siamo nati”, parodiando Neruda.
(a. l.)










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